Ratna Odata / RUMAH / Abbi Cura di te
FESCH.TV INFORMIERT:
Un album di 3 fotografie di Ratna Odata – Arts Manager / Set Designer
Un oggetto necessario #sogno
È passato più di un anno da quando sono rimasto nella mia città natale per prendermi cura dei miei nziani genitori asopravvissuti alla pandemia. Trovare una connessione con la casa che ho lasciato 15 anni fa ed essere circondato ogni giorno dai ricordi del passato, mi fa rendere conto che sono la gran parte dell’incarnazione evanescente dei miei genitori. Osservando le luci e le ombre di questa casa fisica, mi occupo della pesante sensazione che un giorno mia madre si sveglierà e si chiederà se tutto fosse solo un sogno dal momento che non riusciva a rintracciare la mia presenza seduta sulla sedia nera accanto a lei.
Questa esperienza mi ha fatto capire che sono parte dell’incarnazione di lato scomparso dei miei genitori proprio come quello che de Botton descrive nel suo libro intitolato L’architettura della felicità (2006). Ha sostenuto che abbiamo bisogno di una casa nel in senso psicologico tanto quanto ne abbiamo bisogno in quello fisico per compensare la vulnerabilità. Abbiamo bisogno di un posto sicuro per sostenere il nostro stato d’animo, perché tanto il mondo si oppone alle nostre alleanze. Abbiamo bisogno delle nostre stanze per allinearci alla versione desiderabile di noi stessi e per mantenere vivi i lati importanti ed evanescenti di noi stessi. Oggi è passato più di un anno da quando risiedo nella mia città natale. Con le vaccinazioni in corso non ho motivo di rifiutare un’offerta commerciale che richiede a me stesso di viaggiare e spostarmi da un luogo all’altro ancora. Odio ammetterlo, ma la pandemia ha esaudito il desiderio di mia madre di vivere più vicino a me. Ho paura che lei scopra che il suo sogno sta per finire quando realizzerà che non sono più seduto su quella sedia nera al suo capezzale.
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An album of 3 photograph by Ratna Odata – Arts Manager / Set Designer
„RUMAH“
A Necessary Object #dream
It has been over a year since I stay in my hometown to care for my aging parents surviving pandemic. Finding connection to the home I left 15 years ago and being surrounded everyday by the memento from the past, I come to realized that I am
the big part of the embodiment from the evanescent side of my parents. By observing the lights and shadows of this physical home, I deal with this heavy feeling that one day my mother will wake up and wonder if everything was only a dream as she could not trace my presence sitting on the black chair next to her.
This experience make me realized that I am part of the embodiment from disappearing side of my parents just like what de Botton describe in his book called The Architecture of Happiness (2006). He argued that we need a home in the
psychological sense as much as we need one in the physical: to compensate for a vulnerability. We need a safe place to shore up our state of mind, because so much of the world is opposed to our allegiances. We need our rooms to align us to desirable
version of ourselves and to keep alive the important, evanescent sides of us.
Today, it has been over a year since I stay in my hometown. With all the vaccination
that started happening I don’t have reason to decline a business offer that require
myself to travel and make shift from place to place any longer. I hate to admit that the pandemic have granted my mother’s wish to live closer to me. I am afraid she would find that her dream is about to end when realizing I am no longer seated on that black chair by her bedside.
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